Beppe Grillo ha paura dei lupi della tv. L’obiettivo dei conduttori dei talk show, ha scritto sul suo blog. «è, con voce suadente, sbranare pubblicamente ogni simpatizzante o eletto del M5S e dimostrare al pubblico a casa che l’intervistato è, nell’ordine, ignorante, impreparato, fuori dalla (altro…)
Archivio per la categoria ‘media’
Faces, nasce “Il Vostro Quotidiano”
Pubblicato: 28 aprile 2012 in mediaTag:il vostro quotidiano, paolo boriani
Faces, il nuovo corto di Paolo Boriani per la nascita di un nuovo giornale, Il Vostro Quotidiano.
Doveva chiamarsi Voi, riferito a tutti quei 60 milioni di volti senza nome, che si pone l’ obiettivo di intercettare. Invece, si chiamerà Il vostro quotidiano. Ma lo spirito resta lo stesso. Si tratta dell’ (altro…)
Il reality show dell’apocalisse. I Black bloc sono un successo del marketing. Stacchiamo la spina prima che sia troppo tardi.
Pubblicato: 21 ottobre 2011 in mediaTag:Black bloc Roma, culture Jamming, Kalle Lasn, la padania, occupy wall street
I black bloc sono un successo del nuovo marketing politico del terzo millennio. Si alimentano con i media e, nello stesso tempo, sono diventati benzina in grado di (altro…)
I Simpsons sono salvi. Dopo un negoziato molto teso, raggiunto l’accordo per le stagioni numero 24 e 25. Un record.
Pubblicato: 8 ottobre 2011 in mediaTag:Burns, Fox Broadcasting Company, Harry Shearer, James L. Brooks, Julie Kavner, Ned Flanders, Simpsons, the hollywood reporter
The Simpsons are safe for two more seasons, which will bring them to a historic 25 years on network TV, longer than any other scripted series.
After tense negotiations with the voice acting cast for a renewal, Fox announced Friday afternoon that (altro…)
I Musulmani in Europa. La nuova inchiesta tv di Luca De Mata. Dal 23 agosto su RaiUno. Per sapere. Per capire cosa sta veramente accadendo nelle nostre città
Pubblicato: 21 agosto 2011 in mediaTag:Islam, luca de mata, marco tosatti, Mustaphà Mansouri, musulmani europei, Nicola Bux, raiuno
“Musulmani Europei”: da martedì 23 agosto, su RaiUno in fascia notturna, un’inchiesta in quattro puntate (da 50 minuti ciascuna) sull’Islam in Europa. Testi e regia: Luca De Mata. Supervisione: don Nicola Bux (teologo) e Mustaphà Mansouri (Comitato per l’Islam in Italia – Ministero dell’Interno). (altro…)
Una giornata particolare. Il Papa in redazione per i primi 150 anni de L’Osservatore Romano.
Pubblicato: 10 luglio 2011 in mediaTag:gian maria vian, L'Osservatore Romano, Pope Benedict XVI, Pope John Paul II, Vatican City

Benedetto XVI davanti ai computer dell’Osservatore Romano per il 150mo anniversario della fondazione. Il direttore Vian si emoziona e parla a braccio. E il Papa decide di tenere una lezione di giornalismo. Una giornata particolare per un giornale unico. Ecco come è andata.
Il Papa chiede informazioni e spinge alcuni tasti sui grandi computer che servono per impaginare l’Osservatore Romano. È successo anche questo (altro…)
Arrestato il direttore del News Of The World. Aveva pubblicato intercettazioni telefoniche.
Pubblicato: 8 luglio 2011 in mediaTag:Andy Coulson, Clive Goodman, David Cameron, intercettazioni, London, News Corporation, News of the World, Rebekah Brooks, Rupert Murdoch
Da Il Corriere della Sera – Cameron, «Creeremo commissione d’inchiesta». Il premier: «Mi assumo la responsabilità di aver assunto Coulson, la Brooks lasci». Perquisizione al Daily Star. (altro…)
Il cinguettio del Papa su Twitter. Una strategia ideata ai tempi dei fratelli Lumière.
Pubblicato: 8 luglio 2011 in mediaTag:benedetto xvi, Cinecittà, Claudio Maria Celli, concilio vaticano II, giuliano urbani, inter mirifica, istituto luce, la vita è bella, mauro piacenza, osservatore romano, Roberto Benigni, Twitter
“Cari Amici, Ho appena dato l’avvio a www.news.va. Sia lodato Gesù Cristo! Con le mie preghiere e la mia benedizione, Benedictus XVI”. Con queste parole Benedetto XVI è entrato anche nella storia dei social media e del web 2.0. Sulla superficie hitech di un tablet (altro…)
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La situazione sulla terrazza di Carlo Magno 30 minuti prima dell’inizio della cerimonia di Beatificazione di Giovanni Paolo II.
Televisione e famiglia
Pubblicato: 18 gennaio 2009 in mediaTag:Bagnasco, Daniele Luchetti, Iginio Straffi, L'Osservatore Romano, MipCom, Pupi Avati, Silvio Orlando
La televisione per ragazzi è tornata di moda e, in tutto il mondo, sviluppa business e fatturati crescenti. Peccato che i contenuti sembrino lavati con la varechina. La maggior parte dei programmi per i più piccoli sono privi della visione etica. Famiglia e religione sono valori quasi del tutto scomparsi o, se ci sono, vengono rappresentati in modo atipico e paradossale. Prevale una sorta di rassegnata indifferenza e si è costretti a constatare come il relativismo trovi le sue basi più profonde e radicate proprio nella programmazione televisiva dedicata alla fascia del pubblico che più dovrebbe essere protetta, quella dei bambini. Nonostante qualche rara eccezione, come uno splendido reality svedese, Class of ’07 — che sembra scritto per ridare speranza a tutti gli operatori della scuola — i dati generali sulla programmazione lasciano senza fiato. Si tratta di un mercato in crescita, dai conti economici sempre più importanti.
Grazie allo sviluppo incrementale dei canali tematici distribuiti dalle nuove piattaforme satellitari, del digitale terrestre e, ora, anche del web, i genitori in tutto il mondo comprano sempre più volentieri gli speciali abbonamenti delle pay tv con cartoni animati e programmi che dovrebbero essere educativi e di facile intrattenimento.
La televisione baby sitter, con un nuovo vestito tecnologico, è tornata prepotentemente nelle case delle famiglie di mezzo mondo e aumentano i genitori che lasciano al piccolo schermo il compito di intrattenere i loro figli. Con i nuovi canali a pagamento si sentono più garantiti perché la programmazione e la pubblicità sono interamente dedicate al pubblico dei minori. L’offerta di canali per bambini, inoltre, è un forte incentivo per convincere le famiglie ad acquistare pacchetti di abbonamento ai canali satellitari o digitali con contenuti — film e sport — destinati anche ai più grandi. Gli investimenti sono miliardari e anche in Italia l’unico imprenditore riuscito a sfondare nel mercato di Hollywood produce proprio cartoni animati per bambini: si allude a Iginio Straffi, inventore del fenomeno mondiale delle fatine Winx. Al MipCom di Cannes — il più grande mercato di contenuti televisivi e internet del mondo, con una media di settanta miliardi di dollari di transazioni effettuate in ogni edizione — proprio quest’anno è stata aperta, per la prima volta, una speciale sezione dedicata specificamente al mercato della televisione per i più piccoli. Ma quando si entra nel merito dei programmi che vengono trasmessi su questi canali emergono nuovi motivi di preoccupazione. Se i genitori avessero un quadro di insieme, lascerebbero meno volentieri i propri figli da soli davanti al piccolo schermo. Nelle schede descrittive degli oltre millecinquecento programmi prodotti negli ultimi dodici mesi in tutto il mondo, la parola «papà» compare solo in ventuno titoli. «Mamma» quattordici volte. La parola «famiglia» figura solo una volta su dieci (centotrentanove programmi in tutto). La parola «Dio» compare diciotto volte, mai riferita, però, alle religioni monoteiste: si tratta sempre di «gods» (dèi) pagani e mai di «God» (Dio). La parola «religione» compare solo due volte. La Bibbia compare in un unico programma — Le storie bibliche raccontate da un orsetto — e i Vangeli, invece, sono completamente assenti. Gli unici due titoli che abbiano un qualche riferimento esplicito alla religione cattolica sono due cartoni animati: il primo è sulla vita di Giovanni Paolo ii, il secondo invece è una satira inaccettabile sul Vaticano e sulla Curia che ha già creato qualche motivo di imbarazzo. Neanche la nuova frontiera di internet sfugge alla generale fuga dai valori. I nostri figli passano ore davanti allo schermo del computer, ma le offerte delle major, nei nuovi siti community rivolti al pubblico dei nuovi adolescenti, sono deludenti. L’interattività del mezzo è usata per vestire bambole virtuali o per comprare inutili gadget immateriali in una misera simulazione del sistema consumistico imperante. Sembra veramente uno spreco: un enorme potenziale tecnologico per un uso così miope. L’orizzonte, almeno quest’anno, è stato peraltro rischiarato da un programma svedese che pare fatto apposta per piacere a chi insegna nella scuola. Si chiama — come si è detto — Class of ’07 ed è un reality show atipico dove nessuno corre il rischio di essere eliminato. Anzi, al contrario, i concorrenti puntano — sono costretti a puntare — al gioco di squadra e si vince solo tutti insieme. Il formato è semplice, ma rivoluzionario.
Il programma è ambientato nella scuola secondaria svedese. I migliori insegnanti del sistema scolastico nazionale vengono chiamati a prendere in cura le peggiori classi liceali del Paese. L’obiettivo è fare in modo che possano diventare, nello spazio di un anno scolastico, le migliori classi dell’intera Svezia. Si tratta di un’idea molto forte. Quando si parla di scuola da noi prevale il pessimismo. È rimasto scolpito nei cuori di docenti e operatori il lamento pronunciato dall’attore Silvio Orlando — premiato di recente a Venezia con la Coppa Volpi per Il papà di Giovanna di Pupi Avati — nel film La scuola di Daniele Luchetti (1995). «Astariti non c’ha i capelli tagliati alla mohicana, non si veste come il figlio di uno spacciatore, non si mette le scarpe del fratello che puzzano — dice sconsolato il professore. Astariti è pulito, perfetto. Interrogato, si dispone a lato della cattedra senza libri, senza appunti, senza imbrogli. Ripete la lezione senza pause: tutto quello che mi è uscito di bocca, tutto il fedele riflesso di un anno di lavoro! Alla fine gli metto 8, ma vorrei tagliarmi la gola! Astariti è la dimostrazione vivente che la scuola funziona con chi non ne ha bisogno!».
Il nuovo reality tv show inventato dagli svedesi smentisce questa prospettiva. Con l’aiuto di professori capaci e motivati, nonché di strumenti didattici adeguati, perfino i «casi disperati» possono aspirare a un ottimo rendimento scolastico. Si tratta di un’idea che potrebbe rompere il fronte compatto del disfattismo. Di fronte al dilagare del bullismo scolastico e dell’anoressia didattica di molti giovani, allarghiamo le braccia e diciamo che non c’è niente da fare. Si tratta, dice il reality svedese, solo di un’inerzia da superare. In altri Paesi i programmi dedicati agli adolescenti invece comunicano ancora messaggi sconcertanti.
Emergono di nuovo con forza il fatalismo e la rassegnazione. Fanno impressione, in tal senso, due programmi della televisione inglese. Nel Regno Unito i problemi comportamentali degli adolescenti sono in aumento: alcolismo precoce, uso e abuso di droghe, delinquenza minorile. In televisione sono così nati due programmi figli della pedagogia della disperazione, per usare un’espressione del cardinale Bagnasco. Nel primo gli adolescenti più «cattivi» vengono mandati, per un po’ di tempo, presso alcune severe famiglie di lingua e di cultura diverse, in Africa o in Asia. Nell’altro finiscono addirittura in prigione per qualche settimana. Un taglio editoriale tragico, ben diverso da quello del bel programma della televisione svedese. Eppure solo la speranza, unita a una seria volontà di costruire, potranno restituire la fiducia nel futuro alle nuove generazioni.
(Pubblicato su “L’Osservatore Romano“, 16 gennaio 2009)
Internet e la televisione: battaglia miliardaria
Pubblicato: 17 gennaio 2007 in mediaTag:AdSense, Google, Jessica Lee Rose, youtube
È guerra di miliardi di dollari fra Internet e televisione. La filiale inglese di Google nel 2006 venderà spazi pubblicitari per 1 miliardo e 300 milioni di Euro. Un vero record che permetterà al più cliccato motore di ricerca sul web di superare, per la prima volta, il budget di un canale televisivo. Nell’inedita competizione, infatti, a perdere sarà Channel Four destinato a fatturare solo un miliardo e 189 milioni di Euro. La crescita prevista di Google UK per il 2007 è tale da far pronosticare addirittura il sorpasso di Itv, la rete televisiva inglese leader nella raccolta pubblicitaria. Internet, insomma, ha superato la tv: è una novità di portata storica ma è anche solo la punta di un iceberg.
Un modo nuovo di fare televisione: YouTube
A YouTube intanto stanno già studiando come rendere “mobile” il proprio modello editoriale di “videosharing”. Il primo esperimento della versione per “mobile phone”, dice il CEO di YouTube Chad Hurley, potrebbe arrivare entro un anno anche se già dallo scorso maggio gli utenti possono usare il servizio YouTube To Go che permette di caricare i video direttamente dal telefonino.
Le strategie di Google
Le preoccupazioni delle major di Hollywood
Arriva il Venice project, un modello televisivo per il futuro?
Il giro di affari mondiale e la situazione italiana
L’errore di “Time”, fra “YouTube” e bloggers scatenati
Pubblicato: 5 dicembre 2006 in mediaTag:Edward R. Murrow, George Clooney, Karl Popper, Lev Grossman, youtube
La televisione “collaborativa” del futuro impazza e “Time”, come Tafazzi che si prende a bottigliate sull’inguine, cade nella trappola. Titola sulla nuova “democrazia digitale” quando invece si dovrebbe parlare ormai di “demagogia digitale”. (altro…)









