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“La misericordia non è una novità nella vita dei cristiani. Papa Francesco però la propone come una forza inedita e rivoluzionaria. Si tratta della parte più complessa e affascinante di questo pontificato. Per me è una grande fortuna aver potuto realizzare un documentario su questo tema”. Andrea Piersanti, più di venti anni della sua vita passati ai vertici dell’Ente dello Spettacolo, giornalista e docente universitario di comunicazione, è stato anche presidente dell’Istituto Luce e dell’associazione dei critici radio tv. Adesso che è diventato un insegnante di religione, la Rai lo ha richiamato per chiedergli un documentario speciale su Papa Francesco e il Giubileo straordinario della misericordia. Come è nato questo documentario di quindici ore? “Si tratta di un’opera divisa in due parti. La prima parte, cinque ore, è stata realizzata con il materiale di repertorio della Rai e del Centro Televisivo Vaticano e con la collaborazione di Rai Vaticano ed è in gran parte dedicata proprio alla novità proposta da Papa Francesco. La seconda parte, realizzata da Luca De Mata anche con una mia collaborazione, è un documentario impressionante per impegno produttivo e finalità editoriale. Sono dieci ore che raccontano l’intera storia della chiesa cattolica. Un affresco inedito per la televisione che però sfugge alle trappole di un catechismo superficiale. L’avventura umana e religiosa dei cattolici di questi ultimi duemila anni è raccontata con un’occhio attento all’attualità e, soprattutto, alla eredità di cultura e di libertà che la Rivelazione ha lasciato alle nostre generazioni”. Raccontare Papa Francesco sembra un’operazione complessa. Si tratta di un Papa che sfugge alle facile etichette. “Sì, è vero. Per farlo ho preso una decisione drastica. Ho rinunciato volontariamente al commento fuori campo. Nelle prime cinque ore si ascolta soprattutto la voce di Papa Francesco e, in qualche occasione, le opinioni di teologi ed esperti”. Cosa emerge da questo ritratto? “Un Papa che in realtà conosciamo ancora poco. Dall’omelia detta a braccio in Cappella Sistina ai cardinali che lo avevano appena eletto al lungo discorso nella sala della spoliazione ad Assisi. Mi sono attardato, nel montaggio, soprattutto in quei lunghi momenti in cui il Papa abbandona i fogli dei discorsi preparati e parla guardando le persone direttamente negli occhi”. La sorpresa più grande? “La fine dell’inutile mitologia del senso di colpa. Questo Papa ci ricorda che la fede dei cristiani sta nell’esperienza della salvezza e della misericordia ricevuta. Una mia amica alla quale avevo fatto vedere un rough cut della prima puntata ha pianto per diversi minuti. Un pianto di commozione e anche di gioia”. Ma si tratta di una nuova teologia della misericordia? “Nella seconda puntata ne parla ad esempio Mons. Matteo Zuppi. Forse è un po’ presto per parlare di un vero sistema di pensiero teologico. Posso dire però, dopo aver ascoltato il Papa per tante ore, che il dibattito è iniziato e che non finirà tanto presto”.
Intervista pubblicata su “Credere”