Archivio per la categoria ‘La materia dei segni’

Gli esperti di AI fanno un esempio. Una persona è dentro una scatola nera con tanti messaggi diversi scritti in cinese. Non conosce quella lingua ma ha le istruzioni (i mega dati del web) per scegliere i messaggi “giusti” (in cinese) da inviare in risposta alle sollecitazioni che vengono dall’esterno. Così funziona l’AI. Non ragiona e non genera intelligenza. Soprattutto non “capisce”.

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In televisione si dice che puoi montare a schiaffo una sequenza con un’altra solo se sono legate da un cane-cane, una parola ripetuta in entrambe. In televisione questa regola sembra inossidabile. Deriva dal vecchio adagio latino: repetita iuvant. Le ripetizioni giovano alla narrazione perché il pubblico si distrae facilmente.

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Che poi più si parla di salute mentale, meno la tv capisce. Nel piccolo schermo gli psicologi hanno paura. Saltano sulla sedia quando il malato si avvicina. Piangono. Sono indecisi. Guardano con terrore negli occhi dei propri pazienti.

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Guzzanti, 'na macchina

La machina, con una sola “c”, è scomparsa dalla tv lineare. Le pubblicità che i brand dell’automotive propongono ogni giorno sui canali tv sono lisergiche e surreali. Auto che volano in cielo o che corrono in strade desertificate neanche fossero in un episodio di The Last Of Us. Gli autori che si occupano delle ads di automobili sembrano persi in una metafisica del design e del motore. Con buona pace di Corrado Guzzanti. (altro…)

Che poi a che serve la tv

Pubblicato: 9 giugno 2025 in La materia dei segni
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Che poi a che serve la tv se non ad alimentare l’infinita filiera dei social. Che poi a che serve la tv lineare se la prima televisione del mondo ormai si chiama YouTube.

“Torneremo nel cuore del nostro pubblico, e dei nostri inserzionisti, solo quando ci ricorderemo che il nostro obiettivo è proporre una esperienza mediatica personalizzata nell’ambito del contesto sociale delle nuove comunità di utenti”. Sembra oggi ma era Beth Comstock della Nbc Universal nel 2006.

YouTube aveva debuttato solo l’anno prima. Sono passati venti anni e siamo ancora lì.  

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I perdenti ci affascinano. Ci fanno ridere e ci fanno piangere. I perdenti siamo noi. Per questo li amiamo. E per questo motivo il nostro cuore è saltato in aria alla notizia della morte di Matthew Perry (Chandler della sitcom della NBC Friends).

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Caro Mattia Torre, grazie. Grazie di cuore. Non solo per Boris (grazie per sempre). Grazie soprattutto per quel monologo raffinato che è In mezzo al mare (Mondadori, 2019).

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La televisione per coloro che non hanno tempo o voglia di vedere la tv è la nuova frontiera dei servizi a valore aggiunto. Ne ha dato un buon esempio, in questi anni, la piattaforma Youtube di Google. Se ci siamo persi una performance di uno degli ospiti di Sanremo, possiamo andare a rivedercela il giorno dopo, e non solo su Raiplay. È una delle intuizioni editoriali di Dagospia. (altro…)

Vincenzo Mollica e Vincenzo Paperica

Vincenzo Mollica insieme con Vincenzo Paperica

È che alla fine verrebbe voglia di usare per lui, Vincenzo Paperica che fra gli umani è Mollica, gli stessi superlativi ridondanti che lui stesso ha adoperato centinaia di volte per attori, registi e cantanti. Vincenzo sta perdendo la vista e, non contento (ridondante in tutto), ha anche il Parkinson e il diabete. Apprendiamo queste notizie e, istintivamente, vorremmo correre ad abbracciarlo forte per farci contagiare ancora una volta dal suo placido attaccamento alla vita.

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Le ragioni per essere allegri. Le sta cercando David Byrne, il leader storico di una rock band degli anni Settanta, i Talking Heads. Byrne ha aperto un sito web che si chiama reasonstobecheerful.world. È un’iniziativa molto bella: non è banalmente buonista e utilizza le armi della ragione e della ragionevolezza per individuare nelle umane vicende le cose che ci uniscono invece di quelle che ci dividono.

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Non hanno un solo capello fuori posto le nuove donne della tivù del terzo millennio. Hanno outfit invidiabili, preferiscono i colori pastello, sono capaci di tenere a bada anche gli uomini più volgari e piangono quando meno te lo aspetti.

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Megvii, one of four highly valued Chinese facial-recognition startups, has filed for an IPO. Most of its revenue comes from surveillance and security systems.

Sorgente: Behind the Rise of China’s Facial-Recognition Giants | WIRED

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Chernobyl, la serie tv dei record (per ascolti e per gradimento di critica), fa paura, molta paura. Per due motivi.

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C’è una sapienza antica in alcune attitudini dei Millennials (i ragazzi nati dopo il Duemila). Guardano serie tv e film con l’occhio scanzonato di chi non vuole esprimere giudizi ma di chi cerca soltanto una rappresentazione fenomenologica di sentimenti e stati d’animo. Lontani dagli strilli psichedelici degli anni Settanta, quando i giovani cercavano nuovi e improbabili maestri nelle canzoni dei grandi concerti rock all’aperto, i ragazzi di oggi utilizzano invece il sistema del “mash-up”, letteralmente “poltiglia”, per mischiare insieme contenuti (video, musica, testi) diversi e ottenere in questo modo una nuova storia, più personale e, quindi, più vera. (altro…)

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Se non sei glocal, non sei nessuno. Lo hanno capito, e molto bene, i partner della parigina Wild Bunch, una delle più agguerrite società francesi di distribuzione cinematografica. Un paio di anni fa hanno scoperto la magia della tv. Glocal, ovviamente.

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Il modello Youtube è molto importante per il mercato italiano ma sono ancora in pochi a crederci veramente. Uno scetticismo decisamente mal riposto. Il numero di “views” sul web infatti cresce in modo esponenziale anche in Italia (e non solo nel resto del mondo). A marzo gli youtuber nostrani avevano già caricato più di tre milioni e mezzo di video (erano meno di un milione subito dopo Natale). La media iscritti di un canale top di YouTube, dal 2015 a oggi, è più che raddoppiata: prima si andava in testa con un milione scarso, adesso ne servono dai 2 ai 3 milioni. Il numero delle views è arrivato complessivamente, solo nel nostro paese, alla cifra record di 79 miliardi (elaborazioni GreaterFool.tv, basate su un campione di 12.500 canali YouTube italiani con più di 1.000 subscriber). Sono numeri che fanno impallidire gli ascolti di Sanremo e che creano qualche disagio anche alle tv in abbonamento come Sky.

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I premi tv in Italia fanno schifo. Fanno talmente schifo che hanno addirittura smesso di trasmetterli in tv. Un segnale che più chiaro di così non si potrebbe. Se neanche la televisione che viene premiata ne sopporta la vista (e la messa in onda)… vabbè! I Telegatti di Mediaset furono chiusi nel 2009 da Piersilvio Berlusconi. Il premio della regia tv della Rai, lo scorso anno si è svolto regolarmente ancora una volta però, fatto inedito e drammatico, non è stato trasmesso in tv, neanche su un canale digitale piccolo piccolo.

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