Festival di Roma, ne avessi azzeccato uno. Avevo scritto di Luciano Sovena, Francesca Via e Lucia Milazzotto. Hanno nominato Piera De Tassis, Antonio Monda e Lucio Argano. Per carità, nulla di grave tranne che per il mio amor proprio. Ma anche di quello, alla fine, chi se ne frega. C’è infatti una constatazione più importante di cui prendere atto. Sono invidioso. (altro…)
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MondoMonda, il festival di Roma, l’invidia e Bettini
Pubblicato: 26 aprile 2015 in la giusta distanzaTag:antonio monda, goffredo bettini, piera de tassis
Il festival di Roma, secondo Antonio Autieri di BoxOffice: poche idee e pure confuse. Comune, Regione e Provincia non hanno espresso una visione strategica e la manifestazione langue. A difenderla solo gli addetti ai lavori. Adesso arriva anche il nodo del cambio al vertice. Chi la guiderà dopo Rondi?
Pubblicato: 3 novembre 2011 in cinemaTag:antonio autieri, box office, cinecittà luce, festival di roma, Gian Luigi Rondi, Giancarlo Galan, gianni alemanno, nicola zingaretti, piera de tassis, renata polverini, roberto cicutto, vito sinopoli, Walter Veltroni

Carlo Verdone al Festival di Roma. La politica non valorizza la manifestazione romana. A difenderla ci sono rimasti solo gli addetti ai lavori.
“Nella sua ancor breve vita – nel 2006 la prima edizione – il Festival di Roma non ha certo avuto vita facile“, scrive il direttore di Box Office, Antonio Autieri, nel suo editoriale di questo mese. “Tranne forse all’inizio: l’allora Festa del Cinema, nata per la volontà dell’allora sindaco Walter Veltroni e con Goffredo Bettini mente strategica dell’evento, ha avuto inizialmente una forte (altro…)
Cut the director
Pubblicato: 20 dicembre 2010 in la giusta distanzaTag:diamara parodi, festival cinema roma, giorgio gosetti, marco muller, mario sesti, mostra cinema venezia, piera de tassis
Director’s cut, ovvero Cut The Director, uccidi il direttore. Finita la prima stagione politica di Muller a Venezia e della De Tassis a Roma, è partita la corsa per il nuovo vertice dei due festival cinematografici più importanti d’Italia. Uno stipendiuccio malcontato di circa 100 mila Euro l’anno più viaggi e benefit e una visibilità da rock star. Chi vincerà? Ecco i candidati, salvo sorprese.
Marco Muller, il numero uno per succedere a sé stesso a Venezia o per andare a dirigere invece il festival di Roma. È molto corteggiato per un super incarico di coordinamento cinematografico della capitale (in chiave anti De Tassis) ma lui si schernisce dicendo che vuole tornare a fare il produttore. Anche se non ha esitato a sollecitare e animare incontri con i maggiorenti capitolini mentre impazzava il festival romano.
Piera De Tassis, la numero uno per succedere a sé stessa a Roma o per andare a dirigere invece il festival di Venezia; ha amici illustri fra i registi italiani e, sul fronte delle presenze americane, ha fatto vedere più di un sorcio verde anche a Muller. Inoltre, con furbizia strumentale, ha aperto il suo tappeto rosso alla protesta del cinema italiano contro Bondi. Però è anche la direttora di Ciak, mensile di cinema della Mondadori. Il Presidente del Festival, Rondi, ne ha sempre parlato benissimo. In pubblico.
Giorgio Gosetti, un superaddetto ai lavori navigato e di vecchia scuola, conosce bene (un amore ricambiato) il cinema indipendente italiano e internazionale. Quest’anno ha scelto, per le sue Giornate degli Autori, gli unici film italiani premiati a Venezia 67, mentre infuriavano le polemiche sulle decisioni della giuria guidata da Tarantino. Anche se è in contrasto con il centrodestra fin dai tempi di Urbani, è comunque il concorrente che Muller teme di più.
Mario Sesti, autore di documentari indimenticabili su Fellini e Germi (anche se è più famoso per il suo pessimo carattere). Sembra il vincitore morale del recente Festival di Roma. Decine di articoli hanno celebrato la sua rassegna “Extra”. Di conseguenza lui ha pensato bene di litigare con gli altri colleghi della direzione artistica di Roma. Ha una tendenza per il cinema eccessivo, porno incluso. È il concorrente che la De Tassis teme di più.
Andrea Purgatori, sarà anche poco simpatico a Bondi ma, con “Tuttiacasa”, ha monopolizzato per giorni tutti i media italiani, oscurando il fascino latino di Eva Mendes, finendo da Santoro e costringendo i politici locali, Zingaretti e Croppi in testa, a rincorrerlo sul telefonino. Un talento raro che potrebbe tramutarlo nella carta segreta dei “100autori” per un candidatura di sinistra e antigovernativa.
Maria Rosa Mancuso, la piccola e tosta critica de “Il foglio”, potrebbe essere invece l’arma segreta di una candidatura dei salotti della destra liberale. Ma reagisce con fastidio se qualcuno le parla di una direzione festival. Scuote la testa e borbotta: “Troppe rogne”.
Diamara Parodi, candidatura tecnica per i numeri in crescita della sua “Business Street”. Alemanno e la Polverini, insieme con il nuovo assessore culturale del Lazio, Fabiana Santini, dicono infatti che il festival ormai ha senso solo come supporto al mercato.
Lucia Milazzotto, è meno conosciuta della Parodi ma con il suo “New Cinema Network” ospita a Roma ogni anno i migliori produttori indipendenti d’Europa. Una rete di rapporti che garantirebbe l’identità autoriale che il festival romano non ha ancora trovato.
Pascal Vicedomini, il suo nome arrotonda già le prime conversazioni informali fra alcuni dei politici che si stanno cominciando ad occupare delle nomine e che, negli anni scorsi, sono stati suoi ospiti (molto, forse troppo, coccolati) alla manifestazione “Capri ad Hollywood”.
Luciano Sovena, preferisce fare il produttore ma, vista la mala parata dei finanziamenti pubblici a Cinecittà, pensa da tempo di cambiare casacca e, forte dell’esempio di Muller che non ha mai veramente interrotto la propria attività, comincia a guardare alla guida di Venezia come ad una soluzione.