Un film cinese ha sorpreso la platea degli addetti ai lavori alla recente Mostra del Cinema di Venezia. Tratto da una storia vera, racconta la “vita semplice” di una donna di servizio, Tao Jie. Il film è stato diretto da Ann Hui, regista di Hong Kong. “Tao Jie. A simple life”, questo il titolo, ha tenuto inchiodato per due ore un pubblico di più di mille professionisti. In sala (nella stessa sala dove in altri giorni alcuni importanti film erano stati fischiati e svillaneggiati) non si sentiva volare una mosca. Si respirava una commozione vera. Autentica. Alla fine è partito anche un lungo applauso di cuore. Il film è stato premiato dalla giuria del Premio prolife intitolato a Gianni Astrei e che è organizzato alla Mostra di Venezia dal Fiuggi Family Festival e dal Movimento per la Vita. Una anziana donna di servizio, dopo aver servito per tutta la vita diverse generazioni di una stessa famiglia, capisce di perdere colpi.Le padelle le scivolano dalle mani, cade, non si sente più bene come un tempo. Decide così di ricoverarsi da sola in una delle tante squallide case per anziani di Hong Kong. Nell’appartamento dove presta servizio è rimasto solo l’ultimo giovane rampollo della famiglia. Lei è orfana dalla nascita. Era stata adottata da bambina e la famiglia dei suoi datori di lavoro aveva rappresentato così l’unico microcosmo di sentimenti e di affetti della sua vita. Il ragazzo, piano piano, si trasforma. Mentre la donna invecchia, si ammala, peggiora e, alla fine, si avvicina all’ultima ora, il ragazzo, inizialmente svogliato e un po’ viziato, scopre progressivamente un affetto crescente per la vecchia domestica. Prova a convincerla ad evitare l’ospizio. Ma la donna rifiuta. Prova a darle dei soldi per rendere più confortevole lo scomodo ricovero. Ma la donna, caparbiamente e con serenità, rifiuta anche questi. Mentre la morte piano si avvicina, crescono i sentimenti del ragazzo. Anche gli altri membri della famiglia tornano appositamente dagli Usa per esserle vicini. Senza il filtro degli oggetti o del denaro, che la donna abbandona uno dopo l’altro, lo spazio per l’affetto diventa sempre più grande ed importante. In questa continua altalena fra le esigenze della donna che si riducono sempre di più all’essenziale e le emozioni che diventano sempre più autentiche e forti, lo spettatore entra lentamente in una strana catarsi che lo porta a considerare diversamente anche il dramma della morte. Viviamo in una società che nega l’idea stessa della morte. Eternamente giovani ed egoisti, molti di noi hanno cancellato dalla propria prospettiva esistenziale il concetto della caducità della vita. Ciò ha un’influenza nefasta sulla solidità degli affetti. Tutto infatti può essere rimandato all’infinito. Anche una semplice carezza ad una persona cara prima della fine. Una carezza che invece, se data per tempo, potrebbe dare un senso diverso al sentimento di un’intera esistenza. Si tratta di un film complesso e intenso come pochi. E’ tratto dalla storia vera del legame tra il produttore Roger Lee e Ah Tao, la donna di servizio che lo ha allevato sin da bambino. “Un rapporto di amore profondo, fatto di riconoscenza, affetto, abitudine, dipendenza, che va aldilà di qualsiasi vincolo di sangue, di ogni desiderio o egoismo”, ha scritto il critico del magazine di Sentieri Selvaggi. Nella motivazione del Premio “Astrei”, i giurati (Emanuela Genovese, Antonio Autieri, Armando Fumagalli e Angelo Astrei, figlio di Gianni) hanno scritto: “Il film di Ann Hui coinvolge lo spettatore nell’affascinante spettacolo di una vita normale. La protagonista è seguita con amore e solidarietà nelle mille incombenze della quotidianità e, soprattutto, negli ultimi giorni della sua vita. I sentimenti sono sinceri e la narrazione rispettosa; genera nello spettatore una commozione e una riflessione profonda sul valore dell’esistenza umana fino al suo compimento definitivo”. La presidente del Family Festival, Antonella Bevere, vedova di Gianni, ha deciso di organizzare una proiezione speciale del film a Fiuggi, appena i distributori internazionali glielo concederanno. Da non perdere.
Andrea Piersanti
Pubblicato sulla Newsletter di Scienza e Vita il 29 settembre 2011