OLMI: “TAGLIARE LE SOVVENZIONI AL CINEMA. NIENTE E’ PIU’ FORTE DEL VOLERE DELL’UOMO”

Pubblicato: 16 luglio 2011 in cinema
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Ermanno Olmi e la Sentenza del Tar che lo obbliga a restituire i finanziamenti ricevuti. "Se una persona crede davvero a un progetto, riesce in ogni modo a portarlo a termine”.

“Io direi di tagliare tutte le sovvenzioni, tanto niente è più forte del volere dell’uomo e, se una persona crede davvero a un progetto, riesce in ogni modo a portarlo a termine”. L’altra sera il decano dei registi italiani, Ermanno Olmi, ha risposto ad una domanda dello scrittore Giordano Bruno Guerri sulla decisione del Tar del Lazio di annullare i premi di qualità assegnati dal Ministero dei Beni Culturali nel 2006 ad alcuni film. Tra gli altri c’era anche “Centochiodi” dello stesso Olmi. “Se ci ricordassimo di questa forza che l’uomo ha, potremmo realizzare anche una società democratica e civile”, ha detto Olmi. Sembrava Braveheart. Fa riflettere. Il cinema italiano è veramente arrivato ad un bivio. Per troppo tempo il sistema si è cullato nella certezza che i soldi della collettività dovessero servire anche ad alimentare l’egocentrismo, spesso poco giustificabile, di registi e autori. Si è trattato di uno sbaglio. Adesso i nuovi sacrifici, che vengono chiesti a tutti, investiranno inevitabilmente anche l’industria cinematografica nazionale. Una parte non marginale dell’establishment cinematografico, per fortuna, ha cominciato a capirlo. Olmi infatti è solo la punta di un iceberg. “L’annullamento dei premi di qualità 2006? Sembra come il film “Immaturi” (dove i protagonisti devono ripetere l’esame, di maturità)”. Riccardo Tozzi, fondatore di Cattleya e presidente dell’Anica, la Confindustria del cinema, per esempio, ha commentato con una battuta la sentenza del Tar. Tra le opere bastonate c’è “La stella che non c’è” di Gianni Amelio che è stato prodotto proprio dalla società di Tozzi. “Magari ci appelleremo – dice Tozzi – anche se i premi di qualità sono finiti proprio in quell’anno. Dopo la presentazione del ricorso il ministero non li ha più assegnati. Io l’avevo capito subito che sarebbe andata così. Un premio del genere regge su un certo grado di consenso. Chi accetta di concorrere sa che c’è una giuria e ne accetta il verdetto. Era chiaro che il ricorso avrebbe portato alla fine di tutto questo”. Secondo Carlo Rossella, Presidente di Medusa, invece “La sentenza è assurda e punitiva”. “La sconosciuta” di Giuseppe Tornatore, prodotto appunto dalla Medusa, è nell’elenco dei film caduti nella tagliola del Tar. Adesso i produttori dovranno restituire i 250mila Euro ricevuti (per il 71% ai produttori e per il restante 29% a registi, soggettisti, sceneggiatori, autori di musiche, fotografia, scenografia e montaggio). Secondo Rossella, è “una delle tante cose assurde che accadono in Italia. Una cosa punitiva nei confronti del cinema, degli artisti e di quelli che fanno questo mestiere. Fate pagare le tasse agli evasori e non fate queste cose contro gli artisti. Ora bisogna ricorrere e speriamo che nessuno debba pagare”. L’annullamento è stato deciso dai magistrati del Tar a seguito di un ricorso della casa di produzione “Luna Rossa”: fra i film in gara c’era una loro produzione, l’ultima opera di Mario Monicelli, “Le rose del deserto”, che non fu selezionata per il premio. L’avvocato che ha fatto ricorso ha contestato la validità della dichiarazione dei giurati “di aver visto o di conoscere, comunque, tutte le opere concorrenti” che erano in totale 80. Ed ha chiesto pertanto “l’annullamento dell’articolo del decreto ministeriale del 20.6.1966 nella parte in cui prevede la dispensa dall’obbligo di assistere alla proiezione dei film in concorso dei componenti che dichiarino di averli già visionati e del provvedimento ministeriale del 10 marzo 2008 che ha attribuito i premi di qualità per il 2006″. La richiesta è stata accolta dal Tar che ha ristabilito il principio che i giurati devono assistere tutti insieme alla proiezione dei film su schermo cinematografico e non ciascuno in proprio e in cassetta o dvd come era avvenuto. Ora quindi i componenti della Commissione dovranno assistere alla proiezione, tutti insieme e in sala cinematografica, non solo dei 10 film vincitori, ma anche degli altri 70 che concorrevano nel 2006 ai premi di qualità. Non sembra però il modo migliore di supportare lo sforzo economico messo in campo dal Governo in questi giorni per combattere le speculazioni internazionali e per contrastare gli effetti di una crisi che non accenna a passare. Il cinema italiano, forse, deve veramente cominciare a riflettere sul ruolo che vuole avere in futuro nelle dinamiche industriali e culturali del Sistema Paese. “Tra poco compio 80 anni – ha detto Olmi -, è un bel traguardo, e ho pensato di farmi un regalo: un bel foglio bianco dove scrivere le cose più belle che ho vissuto, ma un foglio bianco non mi basta. La verità è che la vita è una grande opportunità che va vissuta con lealtà, trovando spunti di armonia e amore con gli altri. Se viviamo la vita in questo modo, con poesia e passione, anche questa cittadella monumentale non è pietra immobile nel tempo, ma cammina con noi. Fate della vostra vita un’opera d’arte”. Chissà quanto registi potrebbero dire la stessa cosa.

Pubblicato su La Padania il 16 luglio 2011

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