Si chiamano Willwoosh, al secolo Guglielmo Scilla (piacione e amante di parrucche e travestimenti, è il divo dei divi: il suo canale Gu Tube sfiora i 10 milioni di visualizzazioni, e ha anche una rubrica su Radio Deejay). Matteo Bruno alias Cane Secco (poco meno di un milione e mezzo di contatti: occhio perché è un uomo orchestra). Ciccia San, ovvero Claudia Genolini (300.000 visualizzazioni). Claudio Di Biagio, titolare del canale di cineparodie e altro Nonapritequestotubo (irresistibili quelle di Twilight, più di 700.000 visualizzazioni totali), nonché co-autore con Cane Secco di foto, regia e montaggio di «Freaks!». “Di che morire d’invidia, o di crepacuore, pensando ai numeri infimi e alle medie schermo trasparenti di tanti film d’autore, anche ottimi, non solo italiani”, hanno scritto Fabio Ferzetti e Francesco Alò su Il Messaggero. “Probabilmente è il cinema, o un certo cinema, che domani potrebbe trasferirsi sul web, se il web offrirà adeguata attenzione anche a prodotti più rischiosi. Senza perdere il gusto della complicità che sorregge i lavori di maggior successo. In fondo la sfida è su due fronti. Non a caso fra i registi più attenti alla rete ci sono autori come Botrugno e Coluccini, registi del severo «Et in terra Pax», che stanno lavorando con Antonietta De Lillo a un progetto rivoluzionario di film collettivo. Il futuro passa dal web, insomma. Ma non facciamone un semplice trampolino. Come sintetizza Matteo Bruno/Cane Secco: «Se il cinema mi chiama per un film, ci posso pensare, ma se riesco voglio restare sul web il più possibile». La vera novità rischia di essere questa”.