L’Academy ha premiato The Artist. Non è una sorpresa. The Artist è il film giusto. L’Academy sa sempre qual è il film giusto. Se si guarda l’edizione del 2011 (Il discorso del re), del 2010 (The Hurt Locker), del 2009 (The Millionaire), 2008 (Non è un paese per vecchi), c’è un’alternanza matematica tra film giusto e film capolavoro.
Il discorso del re è il film giusto, piaccia o non piaccia. The Hurt Locker è il film capolavoro.
La differenza a Hollywood è tra film giusto e film capolavoro. The Artist è una chicca, non è un capolavoro. Ma è “nuovo”, l’Academy ha premiato il nuovo.
Il capolavoro snobbato è The Tree of Life di Terence Malick che ha vinto a Cannes. The Tree of Life non è neanche capolavoro, è un’opera d’arte, se si può parlare di opera d’arte per la settima arte, è un unicum.
Malick ha girato un film sul non narrabile. Cioè ha costruito un film con ciò che sta tra le immagini. Che è il non narrativo o l’anti-narrativo, il non narrabile. E ha trasformato il non narrabile in narrabile. Ha raccontato ciò che sta tra le immagini. È entrato tra le immagini. E ci è entrato come in un sogno, con la grammatica del sogno.
L’Academy ha perciò premiato il film giusto, non il film capolavoro, perché The Artist è e resta un film, The Tree of Life è oltre un film, ha spostato la linea del cinema, la linea della settima arte.
E c’è un’assenza grave, gravissima a Los Angeles. This Must Be The Place di Paolo Sorrentino. Il film uscirà a Marzo in America e perciò non concorre nel 2012, concorre nel 2013, sempre se l’Academy si ricorderà il film…
Non so chi si ricorda la lista dei film italiani in concorso per l’Oscar. È surreale. E Sorrentino non c’è nella lista. Parliamo della credibilità dell’Italia dalla mattina alla sera e non crediamo a This Must Be The Place, che è un capolavoro. Forse perché Sorrentino, come Malick, è fuori categoria, non fa film, fa opere d’arte. This Must Be The Place non è superiore a tutti i film italiani ed europei, è superiore a quasi tutti i film candidati all’Oscar. La differenza tra This Must Be The Place e The Artist è sempre che The Artist è e resta un film, This Must Be The Place è oltre un film.
Non posso però dare colpa all’Academy, perché This Must Be The Place non è ancora uscito in America. Posso dare la colpa alla distribuzione del film in America.
Perdiamo tempo. Perdiamo tempo a chiacchierare di Benvenuti al Sud e Benvenuti al Nord, e perché non a Est e a Ovest…? e non difendiamo This Must Be The Place. È questo che siamo? Sì. È questo che siamo. Da una parte c’è chi come Paolo Sorrentino lavora per spostare la linea del cinema, la linea della settima arte. Da una parte c’è chi (i chierici, o i chierichetti…?) lavora perché la scena sia così come è sempre stata, non credibile.
Comunque una scelta di conservazione, la riscoperta del cinema muto e la premiazione della più debole delle cinematografie straniere (Una separazione) per evitare di affrontare la doppia sfida dei nuovi linguaggi e delle produzioni indipendenti dei paesi più competitivi, come l’Italia o la Francia. L’Academy ogni anno fotografa i peggiori sentimenti di Hollywood. E quest’anno ha dimostrato che ha paura dei giovani e del futuro.
La Francia ha vinto, è vero, ma solo perché ha scimmiottato Hollywood, del periodo del muto.
Andrea
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