Caro Mattia, ma certo

Pubblicato: 1 novembre 2023 in la giusta distanza, La materia dei segni
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Caro Mattia Torre, grazie. Grazie di cuore. Non solo per Boris (grazie per sempre). Grazie soprattutto per quel monologo raffinato che è In mezzo al mare (Mondadori, 2019).

«In televisione – scrivi – tutto deve essere comprensibile e chiarissimo. E lo spettatore a casa pensa: ‘Ma certo’. E così tutta la televisione lavora per far dire all’utente: ma certo». E poi aggiungi: «È tutto falso, è tutta una messa in scena. Di cui per giunta non si capisce niente. Sono in mezzo al mare, io. Su una zattera instabile, in balia delle onde. Mi guardo intorno e vedo solo il nulla. Sarà che non ci capisco niente, sarà che non ci si capisce più niente». Alla fine di Otto  e 1/2, Guido (cioè Fellini) chiede scusa a Luisa: «Ah, come vorrei sapermi spiegare, ma non so dire… Ecco, tutto ritorna come prima, tutto è di nuovo confuso, ma questa confusione sono io, io come sono, non come vorrei essere. Non so dirti altro» (La bella confusione, Einaudi 2023, dell’abilissimo ma fin troppo egoico Francesco Piccolo). Nell’estate che abbiamo appena passato, sballottati come babbei in mezzo a notizie apodittiche (è il mese più caldo, no, non lo è, Prigozhin è morto, ma no, non è morto, e il Ferragosto senza pienone, che invece è sold out, e Vannacci con il libro che deve essere letto o forse no) ci siamo ritrovati immersi nelle acque non di Ostia ma di Fukushima. Acque nucleari (scrivono tutti). Leggo invece con commozione un piccolo articolo della bravissima Giulia Pompili su Il Foglio del 23 agosto. Scusate, un inciso. Ancora Mattia Torre: «gli aggettivi superlativi mi aiutano: se so che una cosa è bellissima allora io, ma davvero, mi sento meglio, issima, issimo».  La bravissima Giulia Pompili (issima, issimo) scrive che la nube che grava su Fukushima non è quella nucleare ma è quella della propaganda antigiapponese della Cina. «Da sempre il nucleare risveglia l’ansia e le paure antiscientifiche», scrive. Issima. Issimo. Ma è solo una goccia nell’uragano di certezze che ci inzuppa ogni volta. Andrea Daniele Signorelli, su Domani del 13 agosto, parla delle nuove strategie di Google. Ci darà le informazioni che cerchiamo senza aprire altri siti. Ci proporrà una propria rimasticatura (grazie all’intelligenza artificiale) delle cose scritte da altri e, quindi, soprattutto dai redattori (non sempre umani) che utilizzano il web per vendere lozioni miracolose e truffe di vario genere. «Una costante cannibalizzazione che rischia di invadere la rete con contenuti sempre meno attendibili e dalla qualità sempre più dubbia», chiosa Signorelli. E a noi, che come Mattia Torre siamo in mezzo al mare, nel riverbero di mille «ma certo» che brillano effimeri sotto il sole? Non ci rimane che sperare nella «bella confusione» che era il titolo che Fellini avrebbe potuto (voluto?) dare a Otto e 1/2. Altro inciso. Ho provato a dire queste cose ad una mia amica, teologa alla Gregoriana. Mica robetta. Mi ha guardato. Con affetto. E ha bofonchiato. «Ma certo». Issima. Issimo.

Andrea Piersanti

Su Tivù di Ottobre 2023

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