Tutti lo conoscono ormai come il Cowboy del cavo ma di soprannomi ne ha avuti tanti. Variety, nel 1994, lo paragonò a Mad Max, il guerriero della strada. Secondo Al Gore invece era Darth Vader, come l’oscuro ex cavaliere Jedi di Star Wars. Il suo complesso impero finanziario (equamente diviso fra proprietà immobiliari e media company) ancora oggi è definito, con un sussurro timoroso, la “Death Star” (la Morte nera, sempre Star Wars) della comunicazione globale. John Malone comunque se la ride, dei soprannomi e dei tanti nemici che nel corso dei suoi 75 anni ha lasciato dietro di sé.
Secondo Forbes, Malone è alla casella 205 della lista dei paperoni con un patrimonio personale di 7 miliardi di dollari e ha appena speso quasi 8 miliardi di dollari per acquistare il controllo del circo televisivo mondiale della Formula Uno. Come un vero cowboy, Malone è anche il più grande proprietario terriero di tutti gli Usa: 8.500 chilometri quadrati accumulati compulsivamente negli anni perché “non ci si può fidare della volatilità delle borse”. Sorridente, attaccato alle tradizioni (a differenza di Trump o di altri si è sposato una sola volta e non si tinge i capelli), continua a macinare successi internazionali e sono in molti a domandarsi dove voglia arrivare, a 75 anni suonati, questo gagliardo vecchietto che viene dalla campagna (è nato a Milford, Connecticut) e che, come sottolinea Forbes, si è veramente costruito da solo la propria fortuna. Una possibile ipotesi sulle strategie di Malone però non può che essere cercata nella febbrile corsa ai nuovi modelli di business della televisione dei millennials. Sembra paradossale ma non così tanto, alla fine. Ormai è chiaro anche agli osservatori più distratti che la storia della televisione dei prossimi anni sarà scritta proprio dai grandi vecchi come lui. Orgoglioso delle sue origini di imprenditore della tv via cavo, nel 1994 (una vita fa) aveva detto a David Kline di “Wired”: “Lasci che le chieda questo: chi ha costruito le autostrade dell’informazione? Chi ha parlato per primo di una nuova tecnologia che consenta servizi interattivi a due vie per informazione e intrattenimento? Lo abbiamo fatto noi con la tv via cavo. Non sono state le compagnie telefoniche. Gli amministratori delegati delle telco Usa (Regional Bell Operating Companies – RBOC) adesso mi chiedono: non c’è un modo per evitare il conflitto?”. Rupert Murdoch, fra gli altri, ha provato a tenergli testa, ma senza successo. Nel 2005, Malone era arrivato a controllare il 32 per cento della News Corp. Per fermare la scalata, Murdoch fu costretto a ricomprarsi la partecipazione cedendo in cambio, e malvolentieri, Direct-Tv, la televisione via-satellite che aveva strappato a fatica dalle grinfie del cowboy solo un anno prima. Murdoch ha poi rilanciato il guanto della sfida per il controllo della Formula Uno ma è stato scornato una seconda volta. Malone, intanto, sarebbe ancora titolare di un’enorme quantità di azioni “privilegiate”, quasi il 18%, dell’impero Murdoch. La Liberty è una sorta di crocevia di interessi di diversi conglomerati statunitensi, tra cui figurano anche i maggiori avversari di Murdoch: Aol-Time Warner e Viacom. “Alcune persone parlano del suo impero come di una ‘zuppa’ di attività diverse”, dice Neil Campling, analista presso il broker Aviate Global. “Ma i suoi investitori amano proprio questa complessità perché sblocca valore a lungo termine, ed è qualcosa che le altre imprese non sono neanche in grado di capire”. Malone, in questi anni, ha sempre ripagato puntualmente la fiducia dei suoi investitori. “Ha costruito un impero e ha solidi rendimenti da agganciare al suo modus operandi”, spiega Campling. “Le strategie non cambiano improvvisamente e così gli investitori non si sentono sorpresi da una transazione non programmata”. Non sembra un grande segreto ma provate a spiegarlo oggi alle banche o a quelle imprese, anche della comunicazione, che sembrano più interessate alle speculazioni finanziarie che al business vero e proprio. “E’ difficile perdere quando si sta sempre giocando da entrambe le parti”, osserva un importante gestore di fondi della City. “A differenza di molte persone che sono molto attive sui mercati, John non si sente obbligato a fare un accordo per il solo gusto di fare offerte”, dice la Ceo di National Public Radio Jarl Mohn, che ha gestito la controllata Liberty Digital dal 1999 al 2002. Malone, spiega, “è alla ricerca di opportunità, non di offerte”. Ovviamente l’impressionante posizionamento di mercato di aziende iper-globali come Google, Amazon, Apple e Facebook fa impallidire lo spazio degli operatori via cavo come Malone. I quattro cavalieri dell’apocalisse digitale stanno iniziando a sfruttare le loro piattaforme per diventare distributori di contenuti. Malone però non sembra preoccupato. “Chiaramente c’è ancora spazio nel settore dei media per creare alcune entità globali addirittura più grandi”, ha detto ha detto alla CNBC a novembre. Fanno riflettere anche i dettagli. Dopo aver finalmente acquisito il controllo della Formula Uno, Malone ha licenziato bruscamente Bernie Ecclestone, l’ex pilota che ha ideato, fondato e guidato il circo delle auto da corsa per più di 40 anni. Un gesto talmente spiazzante (i media dicevano che Ecclestone avrebbe condotto la transizione nei prossimi due anni) da costringere il navigato ex manager a dichiarazioni poco eleganti come: “Ho abbastanza soldi per comprarmi un biglietto”. Malone però se la ride. Il suo modello di business, invidiato da molti e idolatrato da altri (Drahi di Altice dice apertamente che Malone è la sua massima fonte di ispirazione), sta letteralmente ridisegnando le strategie della tv dei prossimi anni. Dopo essere stato amministratore delegato della Tele-Communications Inc. (TCI) dal 1973 al 1996, e direttore e tesoriere del colosso della tv via cavo NCTA dal 1974 al 1993, oggi John Malone è presidente di Liberty Media, Liberty Global, and Liberty Interactive, società di cui è anche azionista di maggioranza. John Malone possiede anche il 49% della Starz Inc. e il 29% di Discovery Communications. È stato a lungo amministratore delegato della Liberty Media, fino a che Greg Maffei non ha preso il suo posto. La Liberty Media di John Malone possiede una squadra di baseball, gli Atlanta Braves, con stadio e progetti immobiliari annessi, oltre a partecipazioni con Time Warner e Viacom, ed è l’editore di Discovery Communications, gruppo che controlla canali televisivi come Discovery ed Eurosport. Possiede inoltre una compagnia di allevamento con ranch e campi in New Mexico e Colorado. E’ un impero gigantesco, solido finanziariamente, ben voluto dagli investitori. Lui, il cowboy, ama le battute di spirito, la vita all’aria aperta e fare vacanze discrete con la famiglia a bordo di un motor home. Difficile competere. O no?
Pubblicato su Tivù di marzo 2017