La tv preveggente che fa paura

Pubblicato: 27 febbraio 2018 in la giusta distanza
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carrieFakenews e Casa Bianca, chi l’avrebbe mai detto, eh? La notizia, in realtà, ha sorpreso solo gli sprovveduti. C’erano milioni di persone che sapevano già tutto. Sono gli spettatori affezionati di House of cards e di Homeland.

Nella quinta stagione di House of cards, infatti, LeAnne, funzionaria della Casa Bianca, incita Aidan MacAllen, un esperto di informatica, ad entrare nel sistema di sicurezza dell’NSA per manipolare il web in favore degli Underwood. Una scelta che si rivelerà decisiva per la vittoria di Frank Underwood nelle incerte elezioni presidenziali raccontate nella serie tv. Gli autori hanno lavorato a questa svolta della trama nel 2016, esattamente nel corso delle vere elezioni Trump vs Clinton, e la quinta stagione è andata in onda praticamente in contemporanea con l’insediamento della famiglia Trump alla Casa Bianca. Lo scandalo fakenews è esploso alcuni mesi dopo, fra settembre e ottobre del 2017. Paul Manafort, l’uomo che ha guidato la campagna presidenziale di Trump (un ruolo simile a quello della LeAnne della serie), travolto dallo scandalo delle fakenews, si è dimesso solo alla fine di ottobre. Anche in Homeland, la pluripremiata e bellissima serie tv sulla Cia, c’è un riferimento esplicito e molto più diretto allo scandalo delle fakenews. Nella sesta stagione, Max, collaboratore dell’agente Carrie Mathison (la protagonista della serie), si fa assumere in una misteriosa e gigantesca azienda informatica e scopre che con la loro attività gestiscono una serie di falsi profili social con lo scopo di sostenere politicamente il proprietario, Brett O’Keefe, in opposizione al presidente eletto. Anche gli autori di Homeland hanno lavorato a questa trama durante la campagna elettorale di Trump e della Clinton e la sesta stagione è andata in onda la prima volta il 15 gennaio del 2017. Brividi, vero? Non basta. Nella terza (2013) e nella quarta stagione (2014) di Homeland ci sono riferimenti espliciti alle nuove strategie del terrorismo islamico, molto tempo prima che il Califfato diventasse una minaccia internazionale. Nella quinta stagione si parla inoltre del rischio di un attentato in una capitale europea, con alcuni mesi di anticipo rispetto alla notte terrificante del Bataclan a Parigi. Come se non bastasse, nella sesta stagione di Homeland, un furgoncino pieno di esplosivo targato Isis esplode nel centro di Manhattan. Un episodio scritto un anno prima dell’attentato sulla ciclabile di New York. Ovviamente non sono solo coincidenze. Le capacità di analisi della realtà americana e internazionale degli autori di queste due serie tv sono alla base del loro successo, è ovvio. Rimane comunque la sensazione spiacevole di vivere in una specie di scenografia virtuale. Ci sentiamo come i coprotagonisti involontari di un dramma collettivo. Il racconto però, invece di svolgere una rassicurante funzione catartica, diventa sempre più inquietante (e realistico) giorno dopo giorno. Lacrima dopo lacrima. Sangue su sangue. 

di Andrea Piersanti

Pubblicato su Tivù di dicembre 2017

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