
E i nomi schiacciano i film da Leone, come "Shame" di Steve McQueen che per contenuto e per forma merita il Leone.
Se Venezia 68 è l’“ultima” alla Biennale di Marco Müller (o resterà?) spero che chiuda con un Leone d’oro vero, e non falso. Ma non c’è un film perfetto per il Leone, non c’è un Somewhere come nel 2010. Ci sono i nomi. Non ci sono i film. E i nomi schiacciano i film da Leone, come Shame di Steve McQueen – il film sulla psicanalisi che non è uscito a Cronenberg – che per contenuto e per forma merita il Leone.
Ed è così che la verità della Mostra non è nei film da Leone, ma nei film che non possono non vincere. Perché sono i film che determinano chi andrà a vincere.
Sono i pesi e i contrappesi della Mostra. E siccome Steve McQueen non si chiama David Cronenberg, Shame vincerà se tutti i pesi e i contrappesi si bilanciano.
I vecchi critici dicono che Terraferma di Emanuele Crialese non può non prendere un premio. E così Faust di Alexander Sukurov, anche se sembrerà un Leone desueto.
Shame è davanti. Ma anche l’attore di Shame, Michael Fassbender, è davanti per la Coppa Volpi. Ma chissà che con la scusa della Coppa Volpi il film del video-artista inglese non perda il Leone.
Keira Knightley, che è l’amante di Jung in A Dangerous Method di Cronenberg, potrebbe essere la Coppa Volpi femminile. Spero che non si dia una Coppa al cast femminile o maschile di Carnage di Polanski, perché è una pièce per attori. A Venezia c’è la Mostra del cinema, non del teatro.
Dietro a Shame, che certamente piace al presidente di giuria, Darren Aronofsky, ci sono Alpi di Yorgos Lanthimos, imperfetto e però con lo sguardo più duro del festival, e Dark Horse di Todd Solondz, autore vero e “nero” tra tutti i finti autori a Venezia. E anche se è demodé dire che George Clooney è da Leone, io dico che Le idi di marzo è da Leone.
Questi sono i pesi e i contrappesi. E non credo che Aronofsky “scherzerà” come Quentin Tarantino, presidente di giuria nel 2010. Certo è che Tarantino non è indietreggiato di un millimetro sui suoi premi. Chissà Aronofsky. La domanda è: “che pesi avranno i contrappesi?”.
Gerry